giovedì 10 aprile 2008

Caro Charles







se oggi fossi vivo ti schiferesti ancora di più guardando fuori dalla finestra di qualche stanza presa in affitto e riempita dalle tue molli carni da ubriacone; ti renderesti subito conto che quello che hai lasciato una decina di anni fa è un mondo ancora più marcio e cattivo, un carnaio di gente dove si scalcia continuamente sulle teste degli altri per evitare di finire nei denti del tritacarne dell'esistenza. Ti immagino mentre in canottiera e mutande prendi il tuo sigaro da pochi cents e subito dopo l'ennesima ingollata aspiri intensamente scatenando in te un veloce rigurgito subito soppresso, segno che la vita è ancora lì, arrabbiata con te; penso alle tue serate al buio, alla finestre aperte anche quando piove e tu sdraiato sul letto che capti i rumori della tua Los Angeles fatta di gente fredda, troie alcolizzate, cinquantenni culone che ti piacciono tanto, bar pezzenti in quartieri infetti, di padroni duri che si sfogano sui poveracci e tu con il tuo nasone irregolare annusi l'ennesima ventata di merda che passa per la tua stanza. E si, se ancora fossi qui lo so io cosa direste ai capoccioni che comandano il mondo squallido che ci circonda, il tuo sarebbe un duro giudizio su questa società becera e ignorante, dove in pochi sanno chi è Celine ma tutti hanno la pretesa di ignorarlo; hai preso un sacco di colpi bassi nella vita e ognuno ti ha insegnato che devi tirare fuori i denti per occupare un metro quadrato nel mondo, dopo tante sofferenze hai capito che se vuoi soltanto essere te stesso allora devi prepararti a lottare per sempre. Non immagineresti neanche quanto in basso siamo caduti tutti, quanto ci vendiamo per quello che pensiamo di desiderare, quanto stiamo male con noi stessi convinti che la nostra vera identità sia un'altra, ognuno con il proprio demone nel cervello che salta fuori appena chiudi gli occhi ogni sera. Ecco, caro Charles, cosa è cambiato da quando non ci sei più, questo è quello che per tanti anni hai cercato di non vedere nella gente, nelle case, nei bar quando con la tua macchina da scrivere hai dato forma hai tuoi pensieri; hai portato il tuo essere te stesso all'apice della consapevolezza lasciando alla società i problemi di concetto relegati all'apparenza, i tuoi scritti sono la parte onesta di tutti noi ed è per questo che le tue parole mi hanno cambiato la vita.
Visto che siamo in tema e tanto per tenere fede alle precedenti dichiarazioni, questa citazione mi sembra che ci stia proprio a pennello:
"Non è vero che un uomo cambia ubriacandosi, è da sobrio che è diverso!" T. De Quincey
La canzone del giorno è Epitaph dei King Crimson (1969).

1 commento:

Anonimo ha detto...

posso consigliarti un link da aggiungere ai tuoi?
www.sciechimiche.org
...un altro punto di vista...per osservare