martedì 7 ottobre 2008

Cronaca di un arrivederci annunciato


Una volta avevo un amico, con lui ho condiviso molto e attraversato insieme molte fasi della vita. Dopo anni passati a farne di tutti i colori ero sempre più consapevole di avere qualcuno accanto con il quale apprezzare la varie esperienze di vita e magari, qualche volta, dividere anche momenti meno felici. Penso che avere un appoggio sia sempre positivo, con lui ho avuto per molto tempo un sacco di cose e di passioni in comune; in passato abbiamo dato vita a tanti progetti insieme e anche se puntualmente ce li siamo lasciati alle spalle senza tanti complimenti, sono stati utili per crescere e divertirci in compagnia. Anche se, come spesso accade, non è sempre stato un idillio costante, siamo rimasti uniti e affrontato tutte le difficoltà che il destino ci ha propinato. Voglio puntualizzare che non mi sto riferendo ad un breve tratto della mia esistenza ma bensì a quasi dieci anni di vita che ormai sono trascorsi con tutti gli annessi e connessi; questo per dire che sicuramente la vita non è sempre uguale e che i cambiamenti portano con se nuove dimensioni e nuovi attori e quindi nulla può rimanere come è per sempre, dunque non vorrei dare l’impressione di uno che non accetta che le cose cambino. Sono convinto che poche cose accadano per caso e che il destino ce lo creiamo noi ogni giorno attraverso quella fitta rete di eventi e connessioni che possiamo definire esistenza, non sono un fautore del fato o del caso, credo invece molto nell’uomo e nella forza del carattere; ovviamente fortuna e sfortuna sono sempre variabili determinanti del gioco! Negli ultimi anni nella sua vita (almeno da quello che vedono i miei occhi) è calata piano piano una spessa coltre che ha reso il contorno delle cose sempre più vago, così quello che era poco visibile è sparito del tutto e quello che era cristallino si è trasformato in una massa informe e indefinibile. Come tutti i comuni mortali le prove nella vita hanno mille facce, si cresce inevitabilmente quando si è costretti a fare fronte a determinate esigenze, vedi lavoro, casa, ecc.,si può (e si deve) crescere anche quando un grande amore finisce, insomma senza qualche difficoltà da sopportare non ci si evolve (mi sembra chiaro vista la storia dell’uomo). Purtroppo c'è anche chi non accetta questo “conflitto” con la vita e cerca di aggirare i problemi semplicemente smettendo di esistere, quindi evitando costantemente il confronto con gli altri ma soprattutto con se stessi; perpetrando questo atteggiamento di rinuncia alla vita si va incontro alla perdita di tutto quello che l’ha resa bella e vera, si perdono gli amici, la famiglia e soprattutto la fiducia in se stessi. Ultimamente ho perso di vista quella scintilla di vitalità che era nei suoi occhi, mentre ho notato sempre più la metodica messa in pratica di un’assurda autodistruzione; non posso che criticare aspramente questa condizione in quanto non è certo stata ispirata da fatti gravi o particolari difficoltà di integrazione nella società (vedi problemi economici o status sociale), ma sotto questo aspetto non posso far altro che giudicarla come inettitudine e mancanza di spina dorsale, se non d’intelligenza; si, perché il mondo è pieno di gente che se la passa veramente male e che darebbe qualche pezzo del proprio corpo per avere un decimo del benessere psicofisico del soggetto in questione. Il punto cruciale per me è proprio questo, cioè l’assoluta mancanza di voglia, di energia, entusiasmo, di redenzione, si insomma ognuno la chiami come vuole ma il concetto rimane sempre quello ovvero non puoi sputare su quello che sei ma hai il dovere di prendere in mano la situazione e farti due conti perché tanto è inutile continuare a scappare da qualcosa che è dentro di te e non ti lascerà tregua fin quando non sarai tu a deciderlo. Sono ulteriormente abbattuto dal fatto che in tutto questo tempo ho tentato in ogni modo di far venire a galla il problema, ma ho sempre ricevuto dei netti rifiuti, ho provato ad essere duro e non è servito, ho optato per la comprensione e ho toppato di brutto; alla fine l'unica alternativa che mi è stata lasciata è l'indifferenza, ovvero la tacita e completa assoluzione da ogni obbligo in merito. Oggi sono trascorsi circa quattro anni da quando ha cominciato ad allontanarsi sempre più, in tutto questo tempo mi sono abituato ad accettare questa figura assente che spesso occupa una sedia di fronte a me, un corpo vuoto che non sa più dove guardare per cercare una via d'uscita ma che affronta nella sua immobilità questa guerra contro nessuno, un conflitto interiore che lo sta distruggendo agli occhi di tutti quelli che gli sono (o ormai erano) vicini e che rischia ogni giorno di più di diventare un gioco sadico dal quale è impossibile uscire visto che nel dolce abbraccio della depressione il tempo è un boia e la vita un eco lontano.

La citazione dei giorno è di Kahlil Gibran "Amico mio, tu e io rimarremo estranei alla vita, e l'uno all'altro, e ognuno a se stesso, fino al giorno in cui tu parlerai ed io ti ascolterò, ritenendo che la tua voce sia la mia voce: e quando starò ritto dinanzi a te pensando di star ritto dinanzi ad uno specchio"

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